Cosmesi e CBD: Che È Successo Di Bello Nel 2023? Molti grandi compagnie avevano iniziato a produrre le loro serie di prodotti dedicati al cannabidiolo, legandoli a questa o quell’altra proposta commerciale con sempre un termine a farla da padrone: benessere.
Fino a qualche anno fa entrando in un negozio di cosmetici, specie all’estero, incontrare prodotti a base di CBD era più facile che mai.
Cosmesi E CBD: Che È Successo Di Bello Nel 2023?
Da un punto di vista prettamente pubblicitario era molto facile capire il perché.
Dopo anni di silenzio, il CBD stava finalmente ottenendo un qualche tipo di notorietà all’interno del mercato degli ingredienti. Dopo aver pagato lo scotto di essere ottenuto dalla stessa pianta del tristemente più noto (e ancor più odiato) THC, il CBD aveva finalmente la sua occasione per diventare parte integrante della quotidianità di tantissime persone.
Purtroppo le cose non sono andate esattamente come previsto ed entrare nel 2023 in un negozio di cosmetica significa avere più difficoltà nel trovare prodotti a base di CBD; chiunque voglia assumere questo principio attivo in maniera semplice farà meglio a usare le erbe con i vaporizzatori invece che cercare un profumo o una crema ad hoc.
Le motivazioni sono anche più complicate di quanto si possa solitamente credere; per questo motivo oggi cerchiamo di analizzarle insieme all’interno di questo articolo sul tema.
Com’era La Situazione Prima Della Pandemia?
Ad oggi, nel 2023, il termine CBD si sta progressivamente allontanando dall’universo della cosmesi e da altri segmenti di mercato. Quasi a voler rispettare le leggi di espansione e contrazione che provano a descrivere determinati comportamenti economici, al momento è legittimo credere che parti del mercato della CBD siano semplicemente in contrazione.
In Europa ma, sopratutto, in America dopo il 2018 il mercato del CBD ha visto un’impennata incredibile; durante lo stesso periodo, infatti, finirono per passare due importanti leggi sulla regolazione dei prodotti derivanti da cannabis. Questa scelta dei governi fu il primo grande invito da parte dei governi a dare inizio al periodo di grande prosperità per il mondo del CBD.
Nel mondo della cosmesi questo è accaduto in maniera estremamente evidente proprio nell’altro continente. Brand di estrema rilevanza come Sephora, ad esempio, iniziarono a vendere prodotti con il CBD tanto online quanto nei negozi alleandosi con partner importanti nel segmento dei produttori; discorso identico fu fatto da altri nomi del settore come Barneys che cercò di creare linee di prodotti high end per i clienti più danarosi.
Se i grandi brand iniziarono a comportarsi in questa maniera è importante sottolineare come i più piccoli non si fermarono a guardare; secondo delle ricerche portate avanti da Social Standards, l’interesse dei consumatori durante il corso del 2019 aumentò del 279% durante il corso del solo 2019.
Facile capire, quindi, perché un grande numero di aziende si formarono proprio intorno all’idea di creare linee di prodotti per la cosmesi da vendere ad altri business (B2B) o direttamente ai consumatori (B2C).
Comunicazione Problematica
Diversi esperti della comunicazione nel mondo della cosmesi concordano su un elemento: parte del successo del CBD si deve proprio al suo facile affiancamento al THC. L’elemento taboo, d’altronde, è da sempre un ingrediente che aggiunge senso di proibizione a un prodotto, facendolo apparire come più ricercato e ambito.
Durante l’esplosione del CBD come ingrediente nel mondo della cosmesi le scelte comunicative portate avanti dai brand sono state quasi tutte di queste genere. I prodotti dotati dell’ingrediente proibito o, nel peggiore dei casi, dell’ingrediente miracoloso.
A generare i prodromi per il rallentamento del mercato del CBD sperimentato adesso sono state plausibilmente proprio scelte del genere. Il battage pubblicitario che ha circondato i primi anni di vita dei prodotti commerciali nell’ambito della cosmesi parlavano di creme miracolose in grado di risolvere problemi di grande entità molto diversi tra loro: dalla pelle secca a chi millantava la regressione delle metastasi.
L’arrivo della pandemia, con il maggiore focus delle persone sul loro stato di salute, ha cambiato le carte in tavola; le campagne comunicative, ora più impegnate che mai nel vantare le potenzialità benefiche del principio attive, hanno finito per desensibilizzare gli acquirenti sui veri utilizzi del CBD all’interno dell’universo cosmetico.
A forza di gridare quindi “al lupo, al lupo” il mercato ha iniziato a guardare con sempre meno attenzione e interesse a quelli che si spacciavano come prodotti miracolosi, preferendo puntare le loro carte sui prodotti di stampo tradizionale.
Che rimane quindi al CBD? L’idea principale è che dopo ogni contrazione di mercato avvenga una nuova esplosione, magari legata a un’intuizione comunicativa o a un avanzamento tecnologico di qualche tipo. Fortunatamente le caratteristiche benefiche dei prodotti con il CBD non sono destinate a svanire a prescindere dalla comunicazione con cui le si accompagna, motivo per cui ci sarà sempre spazio per questo tipo di prodotto.