Il tempo trascorso online è aumentato del 44 per cento in soli tre anni, con il 96 per cento della popolazione digitale che fa uso di servizi in Rete, dall’intrattenimento – che domina la classifica – ai social, passando per l’utilizzo di software specifici. A queste cifre si intreccia il tema della sicurezza, che include la tutela della privacy e i pagamenti digitali. La questione dell’accesso ai servizi, di ogni genere, si fa dunque fondamentale.

Servizi online e sicurezza: a cosa fare attenzione
Non sempre si conoscono normative, limiti di età ed eventuali restrizioni poste dalle aziende a monte, che, più che limitazioni, rappresentano prima di tutto forme di tutela dell’identità dell’utente e dei dati personali o sensibili che lo riguardano.
I social network, tra i servizi, sono quelli su cui gli italiani – oltre il 74 per cento della popolazione – trascorrono più tempo: dalle 11 ore in media al mese su Facebook fino alle 6 ore circa su Instagram e Tik Tok, seguiti da YouTube.
Ma, visto che ormai gli smartphone, da cui avvengono prevalentemente le connessioni, sono così diffusi anche tra i giovanissimi, qual è l’età richiesta per poter aprire un proprio profilo?
Dipende dalla piattaforma. Instagram prevede un’età minima di 13 anni – con il consenso dei genitori – ma fino a 17 anni sono attive delle limitazioni: i profili sono privati e l’utente deve accettare la richiesta di “follow”. Oltretutto il social propone agli iscritti adolescenti solo contenuti appropriati, escludendoli da quelli “+18”. Anche per Tik Tok l’età minima obbligatoria è 13 anni, e i genitori possono usare uno strumento di benessere digitale per sapere se ci si è connessi all’app per più di due ore, ma anche impostare la privacy di condivisione e commenti dei video.
Per quanto riguarda Facebook, il limite minimo anagrafico è ancora di 13 anni, e il social ha creato un apposito portale per i genitori, utile ad avere informazioni sugli accessi responsabili. WhatsApp e Telegram, le più diffuse app di messaggistica, fanno salire il requisito di età minima per l’apertura di un profilo a 16 anni, ma senza il consenso dei genitori o tutori, che invece è necessario per chi ha dai 13 ai 16 anni.
L’accesso sicuro, tuttavia, non è garantito dalle sole soglie minime di età, ed è sempre dovere di chi esercita la potestà genitoriale controllare che l’utilizzo di questi servizi sia pienamente responsabile.
Software e giochi: le autorizzazioni
Parlando di maggiore età, esistono anche altri servizi a cui possono fare accesso solo gli utenti che hanno compiuto 18 anni. Ne sono un esempio i giochi a distanza legali, dai casinò alle scommesse, per partecipare ai quali i concessionari autorizzati richiedono all’utente l’invio di un documento d’identità, a comprova della maggiore età. A proposito di gioco pubblico a distanza, visto che il settore interessa attualmente 1.800.963 milioni di utenti attivi e oltre 381 mila conti aperti, va specificato che l’accesso alle piattaforme in Italia è soggetto al possesso di licenza ADM, l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli.
I siti in questione si riconoscono dal numero di licenza di 5 cifre assegnato dall’Agenzia e dal nome del dominio, che deve terminare con “.it”. La licenza ad operare è soggetta, dunque, alla singola autorità statale, come accade per Malta e Curacao, oppure per i casinò online Svizzeri, da poco regolamentati e ora pienamente legali nel territorio elvetico. Ogni dubbio sugli operatori autorizzati può essere fugato consultando le pagine ufficiali degli enti di regolamentazione come lo è in Italia, appunto, ADM.
Il tema delle licenze riguarda anche l’uso dei software più comuni.
Di solito è presente, come ad esempio nel caso esemplare di Windows, un certificato di autenticità, ma anche un’etichetta dello stesso contratto di licenza. Il pacchetto Office, alla voce “Informazioni” del menù App o dalle finestre di dialogo dei singoli programmi, come Word, consente di visualizzare il tipo di versione e il numero di licenza. In ogni caso, se il programma non è libero – ovvero “open source”, oppure non è di tipo “freemium” – rilasciato gratuitamente in prova per alcuni giorni – l’acquisto del servizio è comunque garanzia di possesso di opportuna licenza.
Nel caso di programmi scaricati per errore, o quando, accedendo al pannello di controllo, si nota che è assente l’autore del software, è sempre meglio effettuare una disinstallazione ed una scansione/pulizia del dispositivo.
Le app sicure
Le app, che ormai accompagnano ogni aspetto e momento della vita quotidiana, dall’e-commerce ai servizi, dall’intrattenimento ai pagamenti digitali, richiedono molta attenzione circa la sicurezza dell’utente sì, ma anche del dispositivo.
Ma come si riconosce un’app sicura?
Innanzi tutto, Google Play Protect e il sistema di sicurezza Apple esaminano il dispositivo e praticano controlli preventivi d’integrità delle applicazioni. Un primo passo è dunque quello di evitare il download di applicazioni da fonti e market sconosciuti oppure non ufficiali. La scansione periodica antivirus del proprio dispositivo mobile è un ulteriore modo per mettersi al riparo da eventuali minacce informatiche che potrebbero sfondare anche i sistemi di sicurezza più avanzati.
Esistono, infine, delle app che controllano l’integrità delle app e assicurano protezione contro i malware: è il caso di “Malwarebytes” per Android, ma anche di “Norton Mobile Security” e “McAfee Mobile Security”.
Articolo con nozioni molto utili per capire quali sono i servizi sicuri sul web!
hai ragione, troppo spesso si usano app e servizi a cuor leggero senza fare attenzione alle clausole, e poi ci si trova nei guai
Grazie del refresh sulla sicurezza online, ogni tanto serve.
Penso che, più o meno, tutti conoscano le regole, ma le insidie effettivamente sono dietro l\’angolo. Buono avere sempre a mente limitazioni e norme.