Edifici ultramoderni: 8 palazzi bestiali o farfalle? L’architettura zoomorfa nasce dalla voglia degli architetti di tornare alle origini e costruire edifici ecologici. Costruiti per stupire o come semplice attrazione turistica?
Lo zoomorfismo, ovvero la riproduzione di forme animali in edifici ultramoderni, ha molto spesso un obiettivo più nobile: quello di rinnovare l’architettura fondendo arte, natura e tecnologia.
Esempi di edifici zoomorfi in giro per il mondo: la Casa Battló di Antonio Gaudí che richiama un volto, progettata «pensando» tridimensionalmente, la Vila Olimpica a Barcellona, una struttura di 54 metri che richiama una balena realizzata da Frank Gehry e il padiglione Quadracci, a forma d’ala d’uccello, un’aggiunta al museo d’arte di Milwaukee in Winsconsin, UsA.
Terminal a forma d’insetto, centri ricerche simili a bruchi, auditorium-armadilli. Il regno animale ispira gli architetti da Roma a Barcellona, Londra e Stati Uniti.
Edifici ultramoderni: 8 palazzi bestiali o farfalle?
Curiosità immobiliari misti a tecnologia che hanno creato incredibili strutture nel mondo come alcune fontane colorate e musicali nati dai geni di architetti sfruttando falde artesiane.

Il nonno zoomorfo: il primo degli edifici ultramoderni zoomorfi a forma di animale fu Lucy the Elephant, un edificio con diversi funzioni negli anni, da bar a ristorante, alto 6 piani costruito in New Jersey (Stati Uniti), nel 1883. Pesa 90 tonnellate e i materiali utilizzati per la sua costruzione sono stati usati lo stagno, argilla e legno.
1 / 8 Carapace portante – Auditorium di Roma

L’auditorium di Roma, è un formato da gusci che reggono gusci. Linee curve, ma anche un’idea di solidità e protezione, caratterizzano anche le sale dell’auditorium di Roma, progettato da Renzo Piano. L’aspetto a carapace, in questo caso, soddisfa anche l’obiettivo di realizzare uno spazio interno non interrotto da supporti strutturali, come volte o colonne.
2 / 8 Il bruco di Venafro a Isernia


Sembra un enorme bruco il laboratorio di un’azienda chimica costruito a Venafro, vicino a Isernia, anche se gli architetti Samyn & Partners dicono di non aver cercato a priori la somiglianza con l’animale. Hanno solo scelto una soluzione che permettesse di avere laboratori con ampie superfici, adattabili ai possibili sviluppi delle diverse aree di ricerca. Hanno realizzato quindi una serie di spazi a volta, delimitati da 6 tendoni di poliestere sostenuto a archi di metallo. Il tutto circondato da una piscina rettangolare, che offre due vantaggi: migliora la sicurezza, rendendo difficile l’accesso ai laboratori, e rende più gradevole le temperature d’estate. La riflessione dell’acqua, però, dà un’impressione ottica di rotondità e aumenta la somiglianza con l’insetto.
3 / 8 Nautilus in Inghilterra

A volte si segue una strada naturale perché si tratta della soluzione più funzionale. Il Nautilus, per esempio, è un mollusco dalla conchiglia a spirale, con camere di volume crescente: una struttura ritenuta ideale per un cinema multisala come quello costruito in Inghilterra dallo studio Wilkinson-Eyre. Venti sale di proiezione di diversa capienza che gli architetti hanno disposto a raggiera a partire da un punto centrale. Lo stesso studio di architetti aveva progettato anche un centro commerciale e ricreativo, rimasto poi sulla carta, imitando il guscio calcareo del riccio di mare e la sua struttura a riccio.
4 /8 Il cetriolo nella City a Londra

Uno degli edifici ultramoderni che sono nati a Londra ha preso spunto da una creatura del mare. Da quì l’idea per un grattacielo di 40 piani, nel centro di Londra: una sorta di cilindro, ispirato a un animale non troppo noto e neppure troppo bello, il cetriolo di mare. Il grattacielo è il frutto di uno studio di ecosostenibiltà. L’analogia con il cetriolo marino è ripresa infatti anche per le funzioni vitali dell’edificio: la forma senza spigoli non oppone resistenza al vento, diminuendo le correnti alla base, e un sistema di ventilazione naturale fa passare l’aria da terra al tetto quasi come l’acqua del mare filtra nel corpo dell’animale.
5/8 L’armadillo: Centro Congressi a Glasgow- Scozia


Molto particolare tra gli edifici ultramoderni è il Centro Congressi, la cui struttura è somigliante all’armadillo. Il suo architetto, Norman Foster, non piace questo nomignolo con cui ormai tutti identificano il Centro Congressi che sorge a Glasgow, in Scozia. Foster intendeva invece raffigurare scafi di nave rovesciati come quelli che un tempo si fabbricavano nella zona.
6 /8 Bolle di Sapone in Cornovaglia

Le nuove risorse offerte dalla tecnologia sono spesso l’indispensabile punto di partenza di questa ricerca. Molte tra le soluzioni innovative non sarebbero realizzabili senza i vetri autopulenti, che permettono di mettere finestre anche in punti irraggiungibili dalle imprese di pulizia. O senza i nuovi materiali resistenti e ultraleggeri, dalkevlar, creato nel 1973, al più recente efte(ethyl-tetra-fluoro-ethylene) che ha permesso, per esempio, la realizzazione dell’eden Project, il grande giardino botanico in Cornovaglia ingoblato in strutture che sembrano bolle di sapone. Senza l’efte, che è trasparente come il vetro ma cento volte più leggero, una struttura simile di questo edificio ultramoderno sarebbe stata irrealizzabile. Ma l’Eden Project ospita la natura senza imitarne le forme, mentre altri edifici fanno esattamente il contrario.
7 /8 L’Aeroporto alato – Lione- Francia

Il terminal dell’aeroporto di Lione, in Francia, prende spunto dagli animali volanti, un esempio di come l’architetto, Santiago Calatrava, abbia utilizzato l’architettura zoomorfica per sottolineare la funzione dell’edificio. Proprio come ha fatto in Giappone il celeberrimo architetto Usa Frank Gehry, che ha dato a un ristorante sushi la forma di un pesce. Gli edifici ultramoderni zoomorfi possono essere diversissimi tra loro, ma hanno in comune un aspetto: l’idea di dare, a chi li osserva. L’impressione di una fusione morbida con il paesaggio. Corpi estranei, certo, ma dotati di linee curve più tipiche della vita che dei tradizionali edifici costruiti dall’uomo.
8 /8 Scheletro di luce – Texas

Anche l’italiano Renzo Piano ha sfruttato una soluzione naturale per il Menil Collection Museum a Houston, nel Texas. Per garantire la luce diffusa all’interno dell’edificio ultramoderno, Piano ha dotato il tetto di una serie di lucernari orizzontali retti da travi formate da sequenze di strutture triangolari leggere e resistenti.
Una soluzione che ricorda lo scheletro delle ali degli pterodattili e dei grandi uccelli che hanno il problema di combinare leggerezza e solidità.
Senza dubbio si tratta di costruzioni spettacolari, ma mi mettono un po\’ d\’ansia, non so perché ^_^
Molto carino ed interessante questo articolo sull\’edilizia ed il design